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I maschi, la lotta.

Personale e politico: together forever

L'esplorazione di un concetto di maschilità lontano dagli stereotipi e dalle rigide aspettative imposte dal patriarcato è un percorso sfidante, dal quale noi uomini abbiamo l'opportunità di uscire arricchiti.

E molti di noi stanno iniziando a contemplare questa possibilità di introspezione, condivisione, costruzione di un immaginario "altro" che ci consegna un uomo nuovo nel quale riconoscerci, libero da tutto ciò che ci impedisce di vivere relazioni maschili senza oppressioni.

La prospettiva, almeno dal mio punto di vista, è intrigante.

Io ho sempre vissuto la validazione maschile con grande difficoltà - sia perché mi distaccavo per molti aspetti da quei modelli che la ottenevano con facilità, sia perché io non solo non rientravo in quei canoni, ma neanche mi ci riconoscevo.

Non ho mai vissuto una tensione verso una maschilità canonica; piuttosto ho sempre vissuto la frustrazione data dal sentirmi marginalizzato, senza mai ipotizzare che potessi essere io ad andare verso una posizione più comoda e vantaggiosa, ma per me inautentica.

Prima di avere gli strumenti per poterlo definire con chiarezza sentivo che la mia personalità era fatta di una diversa pasta.

Apparenza fisica, gergo, sessualità e intimità, sport, interessi intellettuali e triviali... sentivo spesso di pestarmi i piedi con le aspettative che, essendo un uomo, gli altri si sentivano autorizzati ad usare per capirmi.

E ora che, bianchi i capelli e la barba, ho la fortuna e il merito di vivere un contesto familiare, amicale e professionale nel quale mi sento riconosciuto per la persona che sono, mi trovo ad avere a che fare con un movimento di riscoperta del maschile al di fuori (se possibile) del patriarcato.

Questa maschilità finalmente non tossica per me è ovviamente la benvenuta.

Sto cercando di trarne il massimo vantaggio riflettendo, leggendone, scrivendone e cercando di dare corpo alla relazione con questi contenuti attraverso l'incontro con altri uomini, sia amici di una vita che nuovi compagni di avventura.

La creazione di spazi sicuri di confronto e riflessione è una scoperta per gli uomini. Sentire che il maschile esiste, che se ne può parlare apertamente, e addirittura se ne possono dare molte definizioni è un cambiamento sconvolgente - è la conversione epistemologica da una maschilità dogmatica ad una maschilità paradigmatica.

Ci avviciniamo quindi a un maschile plurale che ci offre la prospettiva di una vita più felice e soddisfacente.

Condivido l'idea che in questa scoperta la dimensione personale vada tutelata e perfino incoraggiata. Una motivazione egoistica, non lo neghiamo, ci aiuta comunque ad essere saldi nei nostri propositi, perché non si vive solo di princìpi.

Questa nuova maschilità ha del resto un sacco di pregi e innegabili vantaggi: accoglie la vulnerabilità, l'ascolto, l'empatia, la nonviolenza, il congedo parentale, l'orgasmo prostatico, le magliette rosa, la crema solare, chiedere indicazioni stradali, usare l'ombrello, cambiare i pannolini...

Ma questo homo novus, che abdica al patriarcato per assumere la carica di uomo decostruito e feminism-ready, ha delle priorità?

Non vivono, gli homines novi, nello stesso mondo delle loro versioni precedenti?

In questo nostro vecchio mondo dove il patriarcato discrimina, opprime, violenta e uccide; dove il potere economico, sociale, politico, militare risponde a logiche distruttive, violente, patrilineari.

Se riconosciamo che il patriarcato è una distribuzione di potere sbilanciata e sistemica, e che possiamo fare qualcosa per combatterlo, è bene riflettere su noi stessi, e anche scoprire e apprezzare un tornaconto personale. Ma la giustizia?

Questa nuova maschilità che andiamo cercando, costruendo, accoglie la giustizia come punto primo dei suoi tanti possibili paradigmi?

La giustizia innanzitutto ristabilisce un equilibrio.

A cominciare da chi a causa del patriarcato vive nella paura.

A cominciare da chi a causa del patriarcato non vive più.

Il percorso di ognuno è prezioso e speciale; ciascuno di noi conduce le proprie lotte. In bocca al lupo, compagni, e che il vento vi soffi in poppa.

Ma siamo parte di una battaglia collettiva per un mondo più giusto.

Capirlo vuol dire capire innanzitutto noi stessi e il nostro ruolo: il nostro contributo passa imprescindibilmente dal rifiuto di una maschilità violenta. Un primo passo sul sentiero che ci porta al cambiamento che vogliamo nel mondo.

Tocca quindi anche a noi mescolare il personale e il politico. Portiamo sempre in tasca entrambi e capiamo posta in gioco e priorità.

So che non è facile avviare certe conversazioni, ma proviamoci. CONDIVIDI l'articolo!
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