Navigando su Reddit mi sono imbattuto nel post di un uomo tormentato: frequenta una ragazza, la relazione apparentemente "va molto bene", ma ecco l'inghippo, l'ostacolo insormontabile che minaccia di far crollare il castello di carte della sua serenità. Lei ha un "body count" di circa venti uomini. Apriti cielo. Un dramma. Due squadre di calcio che lo guardano, tutti col cazzo in mano, giudicandolo. Una gang bang dove è il suo orgoglio di uomo a ricevere tutte le attenzioni.
Mi sono chiesto intimamente da dove possa nascere questo dubbio sul futuro di una relazione promettente. Questo fastidio, questo peso, questo terrore.
Vi introduco quindi al concetto del cazzo magico. Sì, avete letto bene. È quella credenza, spesso silente ma potentissima, annidata nelle profondità di una certa psiche maschile, secondo cui un uomo, attraverso la sua portentosa virilità, sia destinato a "risolvere" la donna. Come un mago con la sua bacchetta, dovrebbe soddisfarla sessualmente in modo definitivo, realizzarla come persona, cancellare le sue ansie pregresse e, in sostanza, farla sentire completa e appagata, una volta per tutte. Miracoloso, no?
Ma cosa si cela dietro questa fantasia da apprendista stregone un po' troppo sicuro di sé? Innanzitutto, una spettacolare disumanizzazione della donna. Quest'ultima, agli occhi del portatore sano di "cazzo magico", cessa di essere una persona tridimensionale, con una sua storia, complessità, desideri autonomi e una propria capacità di autorealizzazione. No, lei è semplicemente lì, in attesa passiva dell'Incantesimo Supremo, dell'intervento divino del Maschio che, con un colpo di reni ben assestato, rimetterà a posto tutti i pezzi della sua vita. Non cerca un partner alla pari, ma un taumaturgo fallico.
L'idea di possedere uno strumento capace di tale trasformazione ontologica femminile gonfia l'ego a dismisura. Il "cazzo magico" diventa così uno scettro, un simbolo di potere e controllo sulla psiche e, va da sé, sul corpo della donna. Lui non è un semplice compagno, è il Salvatore, l'Eletto, colui che finalmente la "sistemerà".
Ma, come ogni mago che si rispetti sa, la magia è un affare delicato, e soprattutto esclusivo. Ed ecco che arriviamo al nodo del "body count" e alla paura dell'insufficienza. Se la donna ha avuto altre esperienze, altri "incantatori" prima di lui, l'unicità della sua magia viene messa in discussione. L'attuale detentore del "cazzo magico" entra in crisi: e se la sua bacchetta non fosse la più potente? E se la donna non fosse completamente "risolta" da lui, ma portasse ancora con sé i "segni" di altre, magari più efficaci, magie? L'ansia da prestazione si mescola a una gelosia retroattiva. L'ansia maschile riguardo al numero di partner passati di una donna suggerisce, infatti, una sottintesa aspettativa: quella che la donna, di fronte all'opportunità di un incontro sessuale, avrebbe dovuto saggiamente rinunciarvi, "conservandosi" immacolata per "quello giusto", cioè colui che un domani potrebbe lamentarsi del suo passato. È come se la libertà sessuale femminile fosse un optional, ammissibile solo se finalizzata a trovare il detentore del "cazzo magico" definitivo, e ogni esperienza precedente fosse una sorta di deprezzamento sul mercato dell'usato femminile. Un vero affronto al potere esclusivo della sua bacchetta!
Affidarsi al potere illusorio del "cazzo magico" porta a relazioni superficiali e intrinsecamente frustranti: se lui è impegnato a lucidare la sua bacchetta e lei è vista solo come il calderone in cui operare l'incantesimo, dove finiscono il dialogo, l'empatia, la partnership? E poi cercare di essere all'altezza di questo ruolo di "mago onnipotente" è faticoso, ragazzi.
Se il passato sessuale di una donna diventa una pergamena da esaminare con la lente d'ingrandimento, alla ricerca di tracce di "altri incantesimi", mentre quello dell'uomo è, al massimo, un curriculum vitae che attesta la sua esperienza sul campo, dobbiamo renderci conto di come stiamo applicando un doppio standard e un giudizio a senso unico.
Quando, inevitabilmente, la "magia" non sortisce gli effetti sperati (perché le donne sono esseri umani complessi, non golem in attesa di animazione), l'uomo frustrato nel suo delirio di onnipotenza potrebbe tentare di imporre il suo "potere" in altri modi, decisamente meno magici e molto più prosaicamente controllanti, svalutanti o, nei casi peggiori, violenti.
Probabilmente è tempo di riporre le bacchette magiche nel cassetto, insieme ai manuali di seduzione da quattro soldi.
- Decostruire il mito: amici uomini, è ora di riconoscere e smantellare questa ridicola fantasia del "cazzo magico" dentro di noi. Non siamo Harry Potter!
- Vedere le donne come persone: sembra banale, ma evidentemente non lo è. Le donne hanno una loro storia, complessità, capacità di autorealizzazione e desideri che, udite udite, non dipendono dal nostro intervento salvifico.
- Coltivare l'intimità reale: quella cosa che si costruisce con l'ascolto, l'empatia, la condivisione, la vulnerabilità reciproca (sì, anche la nostra), e non con una presunta performance.
- Accettare il nostro passato, e quello altrui: il passato di una persona, inclusi i suoi partner sessuali, non la definisce in modo negativo e non inficia la possibilità di costruire un presente e un futuro significativi. Se il suo passato ci crea problemi, forse il problema non è il suo passato, ma la nostra insicurezza.
Il "cazzo magico" è una scorciatoia mentale tanto comoda quanto fallimentare, sintomo di un'immaturità emotiva e relazionale dannosa. Rinunciarvi non significa abdicare alla nostra mascolinità o al piacere sessuale, ma, al contrario, arricchirli di significato, integrandoli in relazioni più mature, eque e realmente soddisfacenti per entrambi. È un invito a passare dalla presunzione di una "magia" illusoria alla concretezza del rispetto, della curiosità verso l'altro e della partnership.
Relazioni "che vanno molto bene" possono continuare ad andare molto bene, anche senza bacchette magiche e con buona pace dei "body count".